Anno: 2006
La trama
Rocky Balboa (Sylvester Stallone), dopo la lunga carriera e l’esperienza da allenatore in palestra, si è completamente ritirato dal mondo della box ed ha aperto un ristorante dove intrattiene i clienti con gli aneddoti sulla sua carriera da pugile, mentre cerca di trovare un equilibrio nel rapporto col figlio (Milo Ventimiglia), schiacciato dal peso della fame del padre. La fiamma della boxe non si è mai spenta in lui e, convinto che non ci si debba mai arrendere o lasciare a metà qualcosa di incompiuto, decide di tornare sul ring, per degli incontri di basso livello. Nel mentre Mason ‘The Line’ Dixon, campione imbattuto e apparentemente imbattibile dei pesi massimi, è in cerca di uno sfidante.
Più per marketing che per lo sport, i manager di Dixon c0ntattano rocky, per un incontro col campione. Ma cosa può fare un pugile appena uscito dal ritiro e ogni oltre ragionevole limite d’età, contro l’indiscusso campione mondiale?
La recensione
Rocky Balboa, formalmente il sesto film della saga sul pugile, è ambientato qualche anno dopo il controverso Rocky V, risalente al lontano 1990, segna il ritorno di Stallone alla regia, dopo aver già diretto gli episodi II, III e IV.
Come all’origine della saga, la boxe è presente, ma non protagonista delle vicende narrate. Non siamo davanti ad una scusa per fare un film sportivo tutto spettacolo e adrenalina, ma quasi l’opposto: un uomo alla ricerca del suo posto nel mondo e del suo equilibrio interiore e familiare, che come spesso accade nel cinema, usa lo sport, con la sua etica di comportamento e sacrificio, come mezzo per raccontare il percorso umano.
Stallone ha dalla sua un personaggio già ben delineato da una lunga serie di film, molto amato dal pubblico e ricco di appigli per raccontare semplici storie di quartiere o inarrivabili sogni di gloria, e non si lascia sfuggire l’occasione di inserire nella sceneggiatura (di cui è autore, come di tutti gli altri episodi) tutto quello che riesce, ma senza frullare il risultato in un indigesto beverone senza senso, piuttosto servendo un pasto ricco, servito tramite tanti piatti che si accostano fra loro in maniera inaspettatamente fluida.
I personaggi sono tutti tratteggiati abbastanza da colorare il film, ma non troppo, per non perdere la rotta. Il cast, in tutto questo, scompare un po’ sullo sfondo: nel mondo di rocky c’è posto per mille personaggi, ma un solo indiscutibile protagonista.
Rocky Balboa InPocheParole
Un film in bilico fra la commedia ed il dramma, carico della dolcezza che ha sempre arricchito il protagonista e del fattore umano che torna a primeggiare sull’azione, come agli inizi, 30 anni prima.